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Il fatto è che stavolta è diverso. Non si tratta di fare una vacanza, magari lunga, nella quale si cerca di ottimizzare i tempi per vedere più cose possibile. Quello che mi affascina è l’idea mettersi in cammino e cercare una posizione comoda che permetta al viaggio di trasformarsi da esperienza puntuale a tratto di vita. Per due settimane di viaggio, siano pure due mesi, una persona può rinviare al ritorno a casa quei comfort e abitudini che ritiene indispensabili. Ma se uno vuole stare per strada per un segmento più lungo, e c’è gente che pedala da oltre dieci anni in giro per il mondo, deve trovare una dimensione in cui la necessità di rientrare alla base venga minimizzata. Altrimenti è sport e mi piace un sacco, ma è un’altra cosa. […] Quello che mi interessa, oltre alla meravigliosa possibilità di conoscere luoghi e persone com’è ovvio, è il processo mentale di diventare nomade, di rendere routinario il continuo spostamento e l’esposizione alla novità. Ognuno ha le proprie curiosità, suppongo.
– Giovedì 15 dicembre 2016, El Tanque