19 aprile 2025
La signora indiana del piccolo emporio inizia a fare i conti ad alta voce, nella sua lingua, per stabilire il totale della nostra spesa.
– Non esageri eh..! – La provoca Giova, canzonatorio, ma con un sorriso.
Lei sorride a sua volta e non si scompone.
– Sette euro, cinquanta.
Appesantiamo le bici di sei litri d’acqua e lasciamo Olbia seguendo una delle tracce della Transardinia che ho caricato nel GPS. Transardinia è il nome del percorso che ci siamo prefissati di seguire. Le poche informazioni che ci siamo sommariamente presi la briga di raccogliere in internet suggeriscono che esistano diverse varianti. O perlomeno, che ogni cicloviaggiatore introduca le proprie personalizzazioni, per gusto o per necessità dovuta a qualche sbarramento.
Non facciamo molti chilometri in direzione di Monti prima che il portapacchi di Giova si inclini su un lato a fare attrito contro il copertone. “Il check della bici non l’ho fatto, ma spero tutto bene”. Sul traghetto non avevo dato particolare peso alle parole di avvertimento. Sorreggo la bici, mentre Giova armeggia sull’ingarbugliato sistema di fissaggio del suo Thule. Una giovane coppia su gravel con equipaggiamento leggero ci passa slanciata affianco.
– Tutto bene?
– Sì si…
L’allineamento del portapacchi ritrovato faticosamente non regge più di venti minuti.
– Senti Gova, spostiamo la tenda sul mio portapacchi e il tuo magari lo sistemiamo stasera, o lo butti, non so..!
Innervosito dall’insubordinazione della sua attrezzatura, Giova accetta, ma si intestatdisce comunque a provare una nuova soluzione di montaggio.
Quando finalmente ripartiamo, io ho aggiunto ancora un po’ di peso al mio bilancio, ma al contempo il portapacchi di Giova sembra più solido.
Non ci serve più di qualche istante per ritrovare il buonumore. La strada si snoda nella macchia mediterranea, l’aria è limpida e fresca e lo sfondo si decora dei monti smussati, verdi e rocciosi dell’entroterra sardo. Il senso di pace è contagioso. I pochi autobilisti che incrociamo ci lasciano spazio senza mostrare alcuna fretta.
Smettiamo di chiacchierare allegramente solo quando aggrediamo, appena superata la località Enas, un tratto in fuori strada fortemente pendente e sassoso che sale verso Sos Rueddos.
Il livello di difficoltà è superiore alle nostre capacità e ci obbliga a spingere le bici in salita sull’instabile pietrisco.
– Robby, dai ripassami la tenda. Vedi che è stabile il portapacchi ora.
– Stavo giusto guardando il GPS, non sono in difficoltà.
– Non ti devi giustificare. Lo so che fai un lavoro da scribacchino tutto il giorno davanti al pc e ti sei indebolito.
Incrociamo l’asfalto della strada per l’eremo di San Paolo appena prima che la frustrazione per lo sforzo sfiancante abbia la meglio. Per fortuna, siamo capitati in un punto panoramico davvero bello, così ne approfittiamo per pranzare.
La strada sale ancora in quota, ma su asfalto scorriamo agevolmente. Giova mi fa notare che stiamo entrando una vegetazione punteggiata da alberi da sughero, con la corteggia rimossa fino all’altezza della prima corona di rami.
– Tu la vuoi la crema solare Giova?
– Mah no… Io anzi vorrei prendere un po’ di colore in testa… Che poi l’odore della crema mi dà noia.
Ben presto la puntinatura dei sugheri cresce ad aperta dominanza di questi bellissimi alberi sugli arbusti della macchia e anche i prati verdi diventano più ampi e frequenti mentre procediamo verso Alà dei Sardi.
Ad Alà troviamo l’alimentari chiuso.
– A che ora apre?
– Alle cinque apre – più di un’ora e mezza di attesa per noi
– È lei il proprietario?
Non è lui il proprietario, ma la qualifica di amico del proprietario gli è sufficiente per darci accesso ai rifornimenti di cui abbiamo bisogno.
Fuori aspetta Pinuccio, un altro amico del proprietario, più chiacchierone però. Tenendo saldamente a testa in giù il mio GPS, ci elenca la toponomastca dettagliata di quello che sarà indubbiamente il nostro percorso, da qui a Cagliari, senza prendere fiato. Alla richiesta di confermare la sua intuizione, la mia faccia si fa interrogativa come solo quella di chi sta seguendo delle linee sul piccolo schermo del telefono. Giova è più preparato e butta lì qualche nome, ma Pinuccio è già lanciato oltre, in un paragone tra Sicilia e Sardegna che vede la sua isola vincente.
Accettato un caffè al bar sulla piazza, riprendiamo la strada con l’idea di individuare una piazzola degna per la nostra tenda. La strada bianca che percorriamo da Alà è bellissima e dolce, tra prati verdi interroti da muretti a secco disseminati di sugheri.
– Ma ti pare che io in mezzo ai questi mughi e pini devo sentire invece l’odore della tua cacchio di crema solare?
- Guado sul fiume Tirso, 68 km, 1200 m di ascesa
0 Comments