Supramonte

21 April 2025

21 aprile 2025

Carpaccio di melone con prosciutto di Oliena e datterini,
Lardo insaporito con miele di castagno e pane Carasau croccante,
Testa in cassetta e zucchine, con scaglie di caprino e aceto balsamico,
Olive farcite e crema di formaggio,
Frittura di animelle,
Peperoni in agrodolce,
Ravioli freschi di formaggio con erborinato locale, radicchio e noci,
Maharonnes a Bocciu al sugo di carne,
Porcetto arrosto al mirto,
Stufato di agnellone alle erbe di montagna,
Masticanza di verdure,
Savada al miele,
Vino Cannonau, acqua, caffè.

Dopo una mattinata trascorsa in composta attesa di una spioviuta, siamo scesi a piedi all’agriturismo per riscuotere i frutti della fatica di ieri. Al terzo giorno di viaggio già ci sentiamo meritevoli di un premio.
Le signore che si muovono tra i tavoli con le portate dimostrano una generosità particolare per i due commensali peggio vestiti e con lo sguardo, ne sono convinto, più felice.
– Ché cos’è la Savada?
– Formaggio fresco di pecora fritto con copertura di miele.
– Perfetto.

La risalita al rifugio ci interroga severamente sull’opportunità che avremmo avuto di contenerci.
Già in un’altra escursione, sui Monti Sibillini, ci eravamo trovati alla convergenza tra la necessità di nutrirci per il giro in montain bike di più giorni che stavamo facendo attorno al monte Vettore, e la pressione sociale di conformarci alla consuetudine di celebrare il lunedì di Pasquetta gozzovigliando. Eccellente combinazione.

Nonostante tutto, prevale il beneficio del ristoro e al momento di metterci in sella ci sentiamo semplicemente in forze. Sono le quattro del pomeriggio e non piove più. Non che si possa godere di una qualunque vista panoramica comunque.

– Tutto sommato non mi dispiace che sia coperto oggi il cielo. È un toccasana per le mie braccia.
Giova ha un approccio non convenzionale in tema di sole e abbronzatura. Scelgo di rispettarne la diversità.

 

Iniziamo il tratto che dovrebbe portarci a misurare una buona lunghezza del Supramonte in quota fino al passo di Scala S’Arenargiu, prima di ridiscendere a valle. I fogli stampati di Giova descrivono il percorso come uno dei più difficoltosi dell’intera traversata della Sardegna, in cui i sassi e la pendenza delle rampe richiedono spesso di spingere la bici. Il racconto si rivela rapidamente accurato e per un’oretta insistiamo a trascinare, sballottare e graffiare il nostro umore su un sentiero stretto e cosparso di grossi sassi sciolti. Con delle bi-ammortizzate e senza i nostri 50 litri a testa di bagaglio sarebbe divertente.

– Ma non è che ci sono strade che tornano giù vero? Tanto non vediamo niente…
– Te lo volevo giusto dire: tra poco incrociamo una sterrata che scende. Secondo me è meglio se lasciamo perdere qua. Rischiamo solo di farci male.

La discesa ripida, fangosa e divertente ci riporta sulla strada asfaltata che congiunge Oliena e Orgosolo. Sollevati dalla necessità di controllare e corregere continuamente la traiettoria delle ruote, possiamo mettere il pilota automatico in direzione Orgosolo e lanciarci in una discussione sulla definizione di bike packing.
Viaggiamo con due mountainbike (una rigida e una con ammortizzatore anteriore) allestite con pneumatici generosamente larghi e tassellati. L’equipaggiamento non è il minimo da sopravvivenza, ma è comunque contenuto: una tenda in due, stuoino gonfiabile, sacco a pelo, un fornello a gas, un set di gamelle, cibo per un paio di giorni, il minimo di indumenti per coprire l’ampio intervallo di temperature che sapevamo avremmo avuto questa settimana. Il nostro assetto quindi è piuttosto sportivo, ma è chiaro che a tratti la Transardiania eccede le specifiche dei nostri mezzi e nostre. Senza l’equipaggiamento per il campeggio, e quindi prevedendo di dormire alloggiati, peso e ingombro si riducono notevolemente, ma sarei incerto che si tratti ancora di bike packing, forse a torto. Verosimilmente, il termine è ancora troppo ampio e avrà bisogno di essere suddiviso in sottocategorie. Quello da cui oggi ci siamo ritirati, per me potrebbe chiamarsi “ironman bike packing”.

  • Ponte sul fiume Cedrina ai piedi di Orgosolo, 152 km, 2990 m di ascesa

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